Prova Barca: Oceanis 411

31 Ottobre 2019

 

 

Realizzato in oltre 1200 esemplari tra il 1996 e il 2003, questo “oltre 12 m” è stato e rimane ancora il vero bestseller nelle gamme di barche a vela OCEANIS di Bénéteau. Concepito in 3 versioni, Clipper, Performance e Célébration, l’Oceanis 411, spazioso e sicuro, è molto presente sul mercato dell’usato.

 

3 versioni

La versione Clipper è la prima versione del modello commercializzato a partire dal 1996 e comprende il GTE 2 m (grande pescaggio) e il PTE 1,70 m (piccolo pescaggio). L’Oceanis 411 Performance, varato nel 2002, più lungo di 40 cm e alleggerito di 700 Kg, esiste solo nella versione a grande pescaggio: 2 m. L’Oceanis 411 Célébration, varato nel 2003, con albero 80 cm più alto, 5 m2 di superficie velica in più, motore più potente (56 CV Volvo) e pescaggio 2 m. GV full batten, drizze dyneema, elettronica e tracciatore di rotta Raymarine standard.

Il 411 visto dal molo

Che bella questa barca vista dal molo, con la sua livrea blu navy, il grande timone a ruota e il pozzetto con doghe in teck! Una poppa arrotondata, belle fiancate, una pedana spaziosa… Saliamo a bordo!

Rovescio del timone con anima in composito.

Una novità tecnica su questa imbarcazione fabbricata con una stratificazione di poliestere monolitico è l’anima composita del rovescio del timone. Quasi 3 volte più resistente dell’acciaio, non si piega. Il rovescio del timone e l’anima sono realizzati in un pezzo solo: non c’è dunque da temere l’ingresso di acqua a livello della giunzione dei due elementi. Questo materiale offre inoltre una rigidità ottimale per un pezzo come questo, sottoposto a forti sollecitazioni.

Un posto di pilotaggio studiato moto bene.

Saliamo a bordo senza essere intralciati dal grande timone a ruota (la barca presenta un baglio massimo di 4 m), che aggiriamo facilmente. Questo è montato su un piede che funge da piede del tavolo del pozzetto e prevede una console inclinata che accoglie la strumentazione. Su questa console si trovano i comandi del pilota, gli strumenti, la spia del carburante e il contagiri. La manetta del gas si trova sotto mano, sul lato sinistro di questa console. Un componente in plexiglas fumé ripiegabile protegge gli strumenti durante la navigazione. Il sedile del timoniere è leggermente sopraelevato per garantire una buona visuale anteriore. A portata di mano, troviamo due grossi Lewmar 48 self tailing.

Il pozzetto contiene un tavolo che accoglie comodamente 4 adulti. Il fondo del pozzetto e i sedili (ce n’è di spazio là sotto!) sono rivestiti in teck. È un pozzetto comodo e anche una postazione del timone efficace. Non c’è dubbio, siamo a bordo di una vera barca a vela…

Avanti, verso prua!

Anche se i passavanti non sono molto ampi, specialmente dietro, si guadagna facilmente l’albero. In navigazione non serve andarci, in quanto tutti i comandi sono rinviati al roof. Solo la galloccia dell’amantiglio resta sull’albero. Anteriormente troviamo un gavone dell’ancora consistente e un massiccio musone di prua. Il doppio passacavi, una delle cui scanalature è decentrata, permette la manutenzione specifica dell’ancoraggio principale.

Una manovra semplice ed efficace

La manovra fissa prevede un sartiame di tipo monotoron: strallo, sartie basse anteriori, sartie, sartie basse, doppio paterazzo La randa semisteccata dispone di un lazy-bag. In avanti, l’imbarcazione è dotata di un genoa su avvolgifiocco Facnor a 140% di recupero.

Le versioni Célébration invece, dispongono di un albero più alto che consente di montare una randa più potente, full batten, su carrello a sfere. Possiedono solo 2 terzaroli ma il primo è in realtà un “enorme primo terzarolo”, che corrisponde circa a 1,5 terzaroli. Il secondo funge da terzo terzarolo… Tutto molto concettuale, ma avrei preferito un vero terzo terzarolo per sottrarsi al vero cattivo tempo.

Un quadrato davvero molto accogliente

Con i suoi due sedili a panchina che si fronteggiano, entrambi dotati di schienale, e la qualità delle finiture e dei colori, ti fa immergere subito in un’atmosfera da Yacht club: tinte scure, tessuti blu.

I sedili, inoltre, nascondono un notevole volume di stivaggio. La tinta del tavolo è impressionante perfino su una barca di 17 anni (2002) come quella che ho sotto mano. Il tavolo in questione, poi, può anche abbassarsi in modalità “tavolino” o fungere da rete per trasformare il quadrato in cuccette supplementari. La cucina in lunghezza dispone di un mancorrente solido: ci ho aggrappato i miei 125 kg, praticamente un crash test!, ma non offre alcun piano di lavoro ad eccezione del ripiano del frigorifero. A terra, il controstampo fa perfettamente il suo dovere e non c’è un solo angolo di difficile accesso. Una deliziosa piccola biblioteca è installata a tribordo nel quadrato, perfetta per accogliere le opere complete di Conrad, Melville, Moitessier, Tabarly, Ambrogio Fogar e gli altri!

Spazio per i grandi

L’altezza sotto baglio permette anche agli oversize di spostarsi ovunque senza abbassare la testa (mai inferiore a 192/193 cm ad eccezione dei passaggi delle porte). Mi ci vuole un po’ di tempo per abituarmi, all’inizio, ed è solo dopo una notte a bordo che tiro fuori la testa dalle spalle mentre mi sposto all’interno!

Un grande punto a favore per le cuccette doppie delle cabine posteriori: 2 m di lunghezza per 1,85 m di larghezza! La cabina anteriore offre una cuccetta di 2 m x 1,45 m, spostata sul lato e, colmo del lusso, un divano su cui rilassarsi per leggere, in tranquillità e senza doversi togliere le scarpe. La versione da noi provata presenta 3 cabine e due bagni. La parte frontale è occupata da un bagno ben pensato per questo spazio angusto che rende le cuccette in punta estremamente scomode. Il tavolo da carteggio è ampio e ha tutto lo spazio necessario per installare l’elettronica preferita.

Prova in mare

Dopo una settimana di maestrale, che seguivamo su Windguru dalla settimana scorsa sperando di potercelo godere, questa mattina, quando salpiamo dal porto di Hyères in direzione delle isole, non c’è più vento. Eppure avevamo preparato un equipaggiamento di tutto rispetto, con gli stivali e la tuta di ordinanza! All’uscita dal porto, carburante. Ci allontaniamo a motore (Volvo 56 cavalli) dalla protezione rappresentata dalla penisola di Giens a tutta velocità. 6,5 nodi a soli 2.200 giri!

Disporre dei comandi motore a portata di mano al timone e non essere obbligati a fare i contorsionismi per raggiungerli raso terra è molto pratico… Finalmente, poi, si alza una leggera brezza da sud-ovest che si attesta a 5 nodi. Porto la barca al gran lasco nella direzione che ci interessa e questa accelera e raggiunge comunque i 3 nodi. Sono ancora più sorpreso, dal momento che mi avevano descritto questa barca come lenta con poco vento. La posizione di pilotaggio da in piedi è perfetta, il timone è leggero a volontà (timone con un solo settore) e la vista è perfetta sia da seduti che da in piedi. Approfitto di questo tempo da signorine per fare tutto da solo: i grandi winch posteriori sono di facile accesso e si riesce a raggiungere il roof senza difficoltà per gestire la randa lasciando la barca in mano al pilota. Il vento sale a 12 nodi e le manovre restano molto semplici con questo clima da signorine.

Inaspettatamente, abbiamo apprezzato i volumi di stivaggio interni, in grado di accogliere l’inutile equipaggiamento da maltempo di 5 adulti, senza trasformare l’interno della barca in un bazar.

Conclusione

Questi giorni trascorsi a bordo di questo Oceanis 411 mi hanno permesso di fare la conoscenza di una barca che guardavo da lontano, ma che considero ormai con molta più attenzione e interesse: stabilità in marcia, motorizzazione importante, semplicità, volume di stivaggio, qualità degli allestimenti interni. I vantaggi non mancano. Va ad aggiungersi alla mia short-list di barche a vela abbordabili e versatili.

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L’articolo è stato redatto da François Meyer.